Tu sei qui: CronacaCronostoria del Centro Agro Alimentare di Volla. Rosa Praticò: "Gli unici a far fallire quello che funziona"
Inserito da (admin), sabato 5 febbraio 2022 09:33:45
Rosa Praticò: "Le nuove scelte da farsi per il Caan non potranno non partire dalla considerazione che tutti i mercati all'ingrosso italiani e del mondo sono di proprietà pubblica o a maggioranza di capitale pubblica. Illusioni di facili scorciatoie di coloro che pensano a privatizzare ignorano questo elemento e non considerano la pericolosità di lasciare in mano a privati, che essendo in questo settore notoriamente non in odor di santità, esporrebbero a gravi rischi di degenerazioni illegali ed a politiche e prezzi di monopolio a danno dei consumatori" Ogni volta che il cambiamento accade, è possibile osservarlo da punti diversi. Quando negli anni 90 una politica illuminata avvia le procedure per la nascita del Centro Agro Alimentare di Napoli, delocalizzando la struttura ormai vetusta ed inadatta della zona portuale del capoluogo verso un area di oltre 362 mila metri quadrati delle produttive campagne di Volla, i punti di osservazione sono numerosi e quasi tutti allarmati. Allora furono molti a protestare contro la delocalizzazione a Volla dall'area a ridosso del Centro direzionale di Napoli. Gli operatori commerciali, che accusavano "la deportazione" da Napoli, gli agricoltori, che giunsero a blocchi stradali per ottenere migliori compensi per gli espropri. Le difficoltà furono davvero innumerevoli. Nel 1999 il comandante della polizia locale di Volla, Salvatore Schiavone, insieme al colonnello Calabro dei vigili di Napoli ed il sostituto Commissario Cuomo della PS di Ponticelli si adoperarono per l’apertura ufficiale del cantiere, sollecitando la definizione concertata degli indennizzi ai braccianti per gli espropri effettuati, questione decisiva per il ripristino della quiete pubblica. Le tensioni sociali furono superate con un'intesa sociale sugli espropri anche grazie al fattivo impegno degli assessori del Comune di Napoli R. Tecce e V. Cecere. "Ricordo che Vittorio dall’alto della sua esperienza post-partigiana aveva dato a me comandante della polizia locale – cita Salvatore Schiavone – un indirizzo chiaro: «Comandante qui o si risolve la questione degli indennizzi agli agricoltori e braccianti oppure non si fa nulla!». Infatti noi di Volla ci chiudemmo a riccio sulla vicenda e devo dire il vero, l’assessore di Napoli Tecce che non si era schierato apertamente, fece da grande mediatore". Poco a poco i blocchi stradali andarono affievolendosi e con l’arrivo della primavera il Comune, che si preparava all’apposizione della prima pietra, si vide costretto ad utilizzare il supporto delle forze dell’ordine per sciogliere l’ultimo blocco intorno a via Palazziello, sede del Caan, sostenuto dagli agricoltori delle aree di Cercola e Casalnuovo. Mai nascita fu più travagliata. Ma il progresso non si ferma e, a rallentarlo, si compie un delitto. Perché quando si oppone l’immobilismo al futuro, si finisce per indebolire anche i progetti più importanti per rendersi conto poi, e solo poi, che non solo quel progetto non andava ostacolato, ma, al contrario, andava supportato con più vigore per far sì che si realizzasse presto e nel migliore dei modi. Le difficoltà iniziali, seppur superate, sono state prodromi di un atteggiamento ostile della politica locale, intesa nel suo insieme, che ha determinato rapporti difficili con la struttura di Via Palazziello. Anni di transizione in cui gli echi delle lotte di comparto, delle proteste e scelte manageriali sbagliate hanno costruito una soma troppo grande per il Caan ed il settore che lo trainava. Negli anni immediatamente successivi all'apertura del Centro nel 2008, la struttura si ritrova a dover combattere con l’ostracismo di operatori ancora legati alla sede di Napoli, con una situazione debitoria enorme e con il mancato appoggio istituzionale nella realizzazione di investimenti infrastrutturali che avrebbero consentito di sfruttare a pieno la funzionalità e l’operatività. Sono anni difficili quelli successivi alla nascita. Bilanci pesantemente in rosso e l'utilizzazione delle aree interne che non supera il 60 per cento. Molti imprenditori non ritenevano interessante allocarsi dentro il Caan. Una manna per i detrattori che, piuttosto che fare il possibile per preservare un investimento enorme fatto nel territorio, non hanno fatto altro che tenuto alto il dito ed il sorrisetto del più classico "L’ho avevo detto che non funzionava". Una situazione complessa che nei film americani avrebbe richiesto l’intervento dei supereroi, ma questa terra non ha, per fortuna, supereroi, ma tantissimi uomini e donne straordinari. A fine 2011, infatti, si insedia alla presidenza del Caan il professore Lorenzo Diana, con tre legislature in parlamento alle spalle da deputato e senatore . Il filosofo di San Cipriano D’Aversa è l’uomo della legalità con una storia personale e politica di lotta alle mafie senza uguali. Le parole d'ordine del consiglio di amministrazione da lui guidato sono: risanamento, rilancio e sviluppo. Siamo nel pieno della crisi economica post Leman Brothers, lo spread è oltre i 500 punti ed il senatore Monti sta per diventare uno dei presidenti del Consiglio più discussi della storia repubblicana. Il Caan perde cinque milioni e mezzo all’anno e viene attuata una spending review intelligente fatta non di tagli ma di ottimizzazioni e di protocolli d’intesa. Risultato, il Caan, al primo anno di insediamento dimezza le perdite. I segnali positivi però non si registrano solo nei conti, ma regalano anche fiducia al settore, all’orizzonte appare un futuro meno buio ed il "si può fare" di Obama appare ancora una locuzione valida. Con la fiducia crescono le adesioni degli imprenditori, che si insediano dentro il Caan, arrivando ad una copertura degli stalli del 98% dal 60% di inizio mandato. Vengono completati i lavori per l’insediamento del mercato ittico ed anche questo comparto si sposta dalla Marina di Napoli a Volla. La nuova attrattività del Caan porta anche a chiudere il mercato ortofrutticolo di Volla ed a trasferirlo all'interno del Centro di via Palazzello. Dopo anni la nuova presidenza riesce a recuperare un finanziamento regionale di sei milioni di euro ed a ripartire i lavori di costruzione delle rampe di collegamento del mercato con i grandi assi viari, chiudendo un lungo contenzioso con l'impresa costruttrice a costo zero. I lavori riprendono ,ma sotto la successiva presidenza saranno di nuovo sospesi. E’ il 2013 ed il bilancio finalmente presenta il segno più. Il Caan diventa esempio di risanamento, chiudendo con la cultura della spesa pubblica da mungere e del ripiano dei debiti con l'aumento di capitale sociale da richiedere agli enti soci. Vengono abbattute spese per servizi di pessima qualità. Riorganizzazione ed ottimizzazione dei servizi camminano di pari passo con la riduzione di spese per milioni di euro. Si mette fine ad un abnorme contenzioso legale, che dissanguava le casse societarie. Vengono cacciate dal mercato ditte in odor di camorra, che gestivano i servizi interni alla struttura, dal global service, alla vigilanza, alla manutenzione. L'installazione degli impianti automatici agli ingressi insieme a nuove forme di controllo garantiscono il raddoppio delle entrate. Agli operatori commerciali del mercato si offre più sicurezza, grazie ad una nuova concertazione del Caan con le forze di polizia, la magistratura e la Prefettura. Il cinque marzo 2015 tre esponenti del clan locale fecero un blitz minacciandogli operatori affinché pagassero estorsioni continuative. Il giorno della riscossione gli estorsori trovarono nel mercato oltre cento carabinieri e poco dopo furono arrestati e condannati. Diana, convinto che i maggiori mercati all'ingrosso italiani avevano bisogno di avviare una sinergia, diventa promotore della nascita della rete di imprese Italmercati, costituita il 23 marzo 2015 tra i cinque maggiori mercati italiani all'ingrosso, Roma, Milano, Napoli, Torino e Firenze per la promozione ed il coordinamento delle strategie dei mercati. Il Caan porta con se fin dalla nascita una palla al piede, il debito della spesa costruzione per trenta milioni, perchè diversamente dagli altri mercati italiani, è nato senza poter attingere ai finanziamenti previsti per la legge 41/86 del Piano nazionale. Gli altri mercati hanno il problema dell'equilibrio di spesa della gestione, il Caan invece insieme al bilancio di gestione, positivo dal cda Diana, ha il problema di far fronte da se al debito della costruzione. Ovviamente non si può pensare di scaricare tale debito solo su un insopportabile aumento dei costi dei servizi erogati agli operatori commerciali e sulle tariffe di ingresso, a meno che non si voglia rendere il mercato non competitivo. Serve una concertazione tra più soggetti per garantire la salvezza possibile del Caan. Allora il nuovo corso del cda Diana convinse le banche ad accettare la rinegoziazione del debito ed erogare i soldi che consentirono di evitare la richiesta di fallimento da parte dell'impresa costruttrice. Il problema si è trascinato nel tempo anche dopo al punto che il costruttore è tra gli oppositori all'attuale piano di concordato per la salvezza del Caan. Si parlava di fiducia. Un elemento imprescindibile che si lega indissolubilmente al progresso. Persone qualificate, oneste ed impegnate in un progetto, sono l’unico volano possibile all’ottenimento dei risultati. Sono, però, anche elemento catalizzatore di altre eccellenze, soprattutto umane. E’ il 2013 e si registra un altro piccolo miracolo all’interno del Caan. L’azienda affidataria dei servizi all’interno del Centro Agro Alimentare, la ditta GESAP, licenzia i 130 lavoratori, nell'intento di far pressione per ottenere aumenti del compenso contrattuale ed ottenere il pagamento milionario di un vecchio lodo, su cui il presidente presenta una denuncia. Il servizio erogato dalla ditta era di pessima qualità e viene "colpita" da un’interdittiva anti-mafia. Elemento di incompatibilità evidente con tutto quello che rappresenta la storia personale e l’operatività del presidente del Caan. La reazione da parte di Lorenzo Diana è immediata e categorica, chiede ed ottiene dalla prefettura di aggiornare l'informativa antimafia ,che risultò sfavorevole. Immediatamente fu revocato l’affidamento dei servizi.I lavoratori impegnati nel funzionamento e nei servizi del Centro Agro Alimentare, ritrovatisi senza garanzie, ricorrono a scioperi e giornate di blocco. Le istituzioni non trovano soluzioni che siano accettabili per la dignità umana ed allora, anche in questo caso gli uomini straordinari trovano la strada. Allora si costituiscono in cooperativa, la Cnl 1930, i lavoratori, spesso discendenti diretti di uomini che hanno contribuito alla costruzione del commercio agro alimentare del territorio e che nel momento più buio hanno dimostrato di essere i pilastri, insieme alle aziende che lo vivono, di un mercato che per evolversi ed essere all’avanguardia ha bisogno che i suoi attori diventino protagonisti e registi del destino della struttura mercatale. La Cnl1930,guidata da Stefano Luciano, ottiene l'affidamento dei servizi, precedentemente svolti dalla ditta il cui titolare è tuttora in carcere per associazione mafiosa, risolvendo la crisi ed assumendo tutti i lavoratori licenziati determinando di fatto, in stretta collaborazione con il cda del Caan, un passaggio di consegne tra il vecchio ed il nuovo che sarà e che si concretizzerà con la costruzione, nei fatti, di un nuovo Centro Agro Alimentare di Napoli che da allora non è solo una nuova costruzione, ma un’entità viva che si realizza e si organizza per essere il mercato del futuro e porsi come riferimento di tutte le aree mercatali alimentari della Campania. La crescita della Cnl1930 e del Caan vanno in simbiosi, la cooperativa diventa un punto di riferimento qualificato nella sua operatività evolvendosi dalla fase di nascita, ampliando e certificando i suoi servizi e le sue procedure, allargando la platea di servizi proposti e forgiandosi di importanti collaborazioni e clienti istituzionali esterni al Caan (tribunali, Asl, Istituti di formazione militare e professionale, uffici pubblici…).Oggi la cooperativa è una delle più importanti realtà imprenditoriali del territorio. Un riconoscimento che è stato certificato anche dall’ottenimento di un importante premio internazionale. Nel 2020, il presidente Stefano Luciano ha ottenuto per lui e la Cnl la nomination e la speciale menzione per il leone d’oro di Venezia per l’imprenditoria internazionale. Con la collaborazione tra il cda presieduto da Diana e la Cnl1930 si ottimizzano i servizi, si abbattono i costi e si prepara il campo per un aumentato afflusso di operatori che determinerà negli anni a venire bilanci consolidati con segno positivo che fanno guardare al futuro con maggiore ottimismo e preparano il campo per nuovi investimenti. Il fulcro è diventata la legalità, unico volano del territorio per attirare persone ed investimenti verso un commercio ed un’imprenditorialità dal carattere innovativo che possa consolidarsi in un futuro ricco di opportunità e di continuo sviluppo. In quel periodo si affronta anche la questione Terra dei Fuochi. Insieme al presidente Diana, il Cnl e l’associazione Officina delle idee di cui ero fiera rappresentante. Si promuovono incontri nelle scuole e per le scuole. Si dà vita ad un incontro con 3000 ragazzi e ragazze delle scuole della Campania e nello specifico dalle città di Volla, Cercola, Casalnuovo, Scampia, Parco Verde di Caivano, Afragola, Somma Vesuviana, Santa Anastasia e tante altre città. Molte delle quali fino a poco prima si erano battute contro il mercato agroalimentare alimentare, mentre oggi si univano per un fine comune. Si diede vita ad un percorso di valorizzazione della legalità e di piena luce su attività che per troppo tempo erano state descritte come borderline. Di grande supporto in questo percorso sono stati il Prof Andrea Buondonno dell’ università Luigi Vanvitelli (che ci ha lasciati prematuramente nel 2019) ed i nutrizionisti del Gambero Rosso e non solo, che fecero chiarezza in maniera inequivocabile sulla bontà dei prodotti che affollavano il Caan. Una rivoluzione che vide coinvolti tutti per rappresentare tutto il disappunto, e l’ingiusto trattamento riservato alle nostre eccellenza in termini di orto frutta. Una convinzione corroborata, poi, da studi ufficiali che, purtroppo, sono arrivati troppo tardi rispetto al clamore fatto dalle notizie nefaste rimbalzate in tutto il mondo. Non è sbagliato dire che con la guida di Lorenzo Diana si è potuti essere osservatori di quante potenzialità abbia il territorio e di quante persone capaci e serie lo popolano. Il Caan firma due protocolli d'intesa con la facoltà di Agraria dell'Università di Npoli e l'Istituto Zooprofilattico di Portici per la certificazione di qualità dei prodotti ortofrutticoli del mercato e la promozione dei prodotti di eccellenza della Campania. Un percorso che non può e non deve formarsi. Perché se è vero che questo territorio, pur nelle tante difficoltà, sa sempre esprimere uomini straordinari capaci di risollevare le sorti anche più avverse, è tempo che i loro sforzi siano intercettati dalla politica e dalle istituzioni per rendere sistemico il progresso e lo sviluppo e determinare in maniera decisa un’evoluzione territoriale che diventi non solo riscatto, ma visione comune verso un futuro che dobbiamo disegnare e non solo sperare come migliore. Il Centro Agro Alimentare di Napoli è oggi una realtà in espansione che ha bisogno che gli investimenti stimati e programmati anni fa, siano completati e consegnino all’intera regione un fulcro produttivo e commerciale unico nel meridione che possa essere volano di un intero settore, catalizzatore di imprenditori ed imprese. Ma il Caan è, allo stesso tempo, una macchina complessa che deve essere gestita ed amministrata con capacità di visione, di coinvolgimento, ma anche con le caratteristiche imprenditoriali di cui necessita. L’eredità di Lorenzo Diana non è stata raccolta. Chi si è seduto dopo di lui sulla sua stessa poltrona ha pensato, male, di adottare una strategia di attesa, di ordinaria gestione, senza decisioni e strategie. Eppure la macchina era in corsa ed a velocità sostenuta. Oggi la realtà del Caan è fatta di aziende che producono e creano servizi, di un’organizzazione interna consolidata da esperienza e buona volontà dei protagonisti, ma di certo non supportata dal management. Anzi, ad onor del vero, gli unici risultati per cui questo management sarà ricordato è per il record di Concordati preventivi, ben tre, falliti, per i conti che sono tornati in rosso e per la volontà comune di mettersi alle spalle definitivamente tutto questo e sperare in persone e professionalità nuove che sappiano, con l’esempio di Lorenzo Diana a far da guida, dare il via ad un New Deal capace di valorizzare definitivamente quello che è un settore vitale per l’economia del territorio. Mi auguro, in sintesi, che la prossima nomina della nuova governance rappresenti la svolta per un’area che per emergere ha bisogno di imparare la lezione che viene dal Caan e dagli uomini che lo hanno rilanciato, porre cioè la legalità e l’impegno alla base di tutto, collezionando nuovi slanci di fiducia ed idee verso un futuro che metta da parte definitivamente la paura e fondi la propria struttura sugli uomini e su tutto quello che di straordinario sono capaci di fare. Le nuove scelte da farsi per il Caan non potranno non partire dalla considerazione che tutti i mercati all'ingrosso italiani e del mondo sono di proprietà pubblica o a maggioranza di capitale pubblica. Illusioni di facili scorciatoie di coloro che pensano a privatizzare ignorano questo elemento e non considerano la pericolosità di lasciare in mano a privati, che essendo in questo settore notoriamente non in odor di santità, esporrebbero a gravi rischi di degenerazioni illegali ed a politiche e prezzi di monopolio a danno dei consumatori. L'altro pericolo assolutamente da scongiurare è quello di avvoltoi che sperano nel fallimento del Centro per poter metterci le mani speculative sopra rilevandolo dopo un suo fallimento. La Campania e Napoli con i loro prodotti di eccellenza, più di tutte le metropoli italiane, hanno bisogno di un buon mercato all'ingrosso da salvare e rilanciare. Cosi ROSA PRATICO’, Presidente Officina delle Idee-Responsabile delle Donne che fanno Impresa di Confesercenti Napoli
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