Tu sei qui: CronacaGià condannato per la morte del figlio neonato, David Dearlove resterà chiuso in carcere a vita
Inserito da (admin), venerdì 1 dicembre 2017 21:21:54
Un cold case risolto dopo la bellezza di 49 anni. In Inghilterra, un uomo è stato condannato all'ergastolo per l'omicidio nel lontano 1968 del figlio di 19 mesi. Paul Booth, questo il nome del bambino, era morto a causa di una grave lesione cerebrale causata da una frattura del cranio. Il suo patrigno, David Dearlove, 71 anni oggi, ha sempre affermato che il piccolo era caduto dal letto e ferito alla testa. Ma decenni dopo, vedendo una foto di David con Paul sui social network, il fratello della vittima, Peter Booth, che all’epoca aveva tre anni, ha riesumato il ricordo di aver visto il suo patrigno lanciare il fratellino contro il camino. La sua testimonianza ha portato nel 2015 all'arresto di David Dearlove e alla sua incriminazione per omicidio. Il pensionato si era separato dalla madre dei ragazzi, ora deceduta, due anni dopo la tragedia ed in seguito aveva avuto due figlie da una successiva relazione. La testimonianza di Peter Booth era coerente con i lividi trovati sul corpo della vittima, in particolare sulle sue caviglie. Quasi mezzo secolo dopo la morte del ragazzo, David Dearlove, che ha sempre negato le accuse contro sé stesso, è stato condannato all'ergastolo. Oggi "Paul sarebbe un uomo, probabilmente sposato e probabilmente avere figli." Tuttavia, purtroppo, Paul non ha potuto vivere la sua vita a causa del crudele atto di David Dearlove, un uomo che avrebbe dovuto prendersi cura e vegliare su di lui ", ha dichiarato la sua famiglia in un comunicato dopo la lettura del verdetto. "Soddisfatti che sia stata fatta giustizia", la famiglia ha così ringraziato gli investigatori per il loro lavoro. Lasciando il tribunale, l'ispettore Mark Dimelow ha reso omaggio alla famiglia e ai testimoni, lodando il loro "coraggio di aver rivissuto quelli eventi ancora una volta quasi 50 anni più tardi". Un caso emblematico, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello "Sportello dei Diritti", che evidenzia come non bisogna mai perdere la speranza nella Giustizia.
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