Tu sei qui: Cultura"Sulla via dei Mille con mio padre" di Marco Rossano
Inserito da (admin), martedì 15 novembre 2016 08:50:23
Napoli, venerdì 18 novembre 2016, alle ore 20.30 la prima nazionale del film documentario "Sulla via dei Mille con mio padre" al Cinema Modernissimo di Via Cisterna dell'Olio, 49/59. Un documentario road movie che racconta le contraddizioni in cui vive il Sud d’Italia tra passato e presente, tra antiche e nuove speranze, alla riscoperta della propria difficile identità. È il viaggio che l’autore ha compiuto con il padre, lo psichiatra Fausto Rossano ultimo Direttore dell’Ospedale Psichiatrico Leonardo Bianchi. Al termine della proiezione dibattito con il pubblico insieme con Gigi Di Fiore, giornalista de Il Mattino, Gennaro De Crescenzo, presidente del Movimento Neoborbonico, Angelo Forgione, scrittore e blogger, Giovanni Villone, docente di Bioetica e Storia della Medicina dell’Università del Molise e Emilio Lupo, psichiatra. In Sulla via dei Mille con mio padre, il regista Marco Rossano ripercorre l’itinerario compiuto da Giuseppe Garibaldi del 1861, in un viaggio insieme al padre malato di Alzheimer, per recuperare memorie personali e collettive. È l’occasione per raccontare la storia personale e professionale di un uomo e di un medico, Fausto Rossano, già direttore del Dipartimento di Salute Mentale Asl Napoli 1 e ultimo direttore sanitario dell'ex Ospedale Psichiatrico Leonardo Bianchi di Napoli. Al tempo stesso, il viaggio tenta di approfondire gli avvenimenti che hanno portato alla costituzione di una nazione, l’Italia che non si è mai veramente formata raccontando le sopraffazioni e le violenze commesse nel Sud dai piemontesi, in quella che fu una vera e propria conquista con le armi. Racconti personali e storici si mescolano, per dare forma all’identità di un individuo e di un popolo, articolata su due livelli, uno generale e collettivo, l’altro familiare e personale. [caption] Sulla via dei Mille con mio padre[/caption] Il viaggio del padre e del figlio, diventa così, l’occasione per raccontare un po’ della propria storia familiare, dell’importante opera di dismissione del Bianchi e del lavoro di un medico. Il progetto nasce nel 2011 in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, criticata da più parti per il modo in cui si è realizzata e le conseguenze negative che ne sono scaturite, ancora oggi sono sotto gli occhi di tutti. L’Italia è un paese socialmente, economicamente e culturalmente diviso e frammentato, che non si è mai sentito veramente unito e in cui il Sud non riesce a colmare il divario con la parte settentrionale del paese. Ma è sempre stato così? Antonio Gramsci affermava che l’unità avvenne non su una base di uguaglianza, ma come egemonia del Nord che si arricchiva a spese del Mezzogiorno e il cui incremento economico-industriale era in rapporto diretto con l'impoverimento meridionale. Una disuguaglianza che durante 154 anni è cresciuta a dismisura, relegando la città di Napoli, per secoli considerata una delle più importanti capitali d’Europa, a un ruolo marginale. Attraverso interviste e incontri con giornalisti, storici, scrittori, attivisti riscopriamo la forza industriale del Regno delle Due Sicilie che si esprimeva con realtà come l’opificio di Pietrarsa, dove vennero costruite le prime locomotive d’Italia e che dava lavoro a 1050 operai – contro i 450 dell’Ansaldo di Genova, in quegli stessi anni – e le acciaierie di Mongiana in Calabria che portavano sviluppo e ricchezza, in terre oggi abbandonate. Da Napoli a Gaeta, da Pietrarsa a Pontelandolfo fino in Sicilia, l’itinerario si snoda attraverso luoghi in cui i "fratelli" piemontesi hanno perpetrato eccidi e violenze. Uno spunto di riflessione alla riscoperta della storia nascosta di un territorio, alla continua ricerca di una identità e di una memoria collettiva che sembrano ormai perdute. Il film diventa occasione per recuperare la memoria familiare e personale. Le immagini della casa di famiglia, dove il padre del regista è nato, una villa vesuviana in rovina e il resoconto degli avvenimenti che hanno portato al suo abbandono tra frammentazioni, litigi, mancati accordi, invidie e gelosie fino alle macerie dell’attualità, sono metafora di ciò che è successo al Sud. Infine il viaggio permette il recupero di una memoria personale, del rapporto padre/figlio e dell’eredità culturale e intellettuale di Fausto Rossano.
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