Tu sei qui: Musica, Cinema e TeatroCaravaggio in Musica: un viaggio tra note e arte nel cuore di Salerno
Inserito da (Admin), venerdì 28 febbraio 2025 08:24:58
"Un altro appuntamento organizzato nell'ambito de "I Venerdì di Caravaggio" dedicato alla musica Barocca ci darà l'opportunità di avvicinarsi maggiormente alle opere del grande artista Michelangelo Merisi di cui era nota la passione per la musica, e al tempo stesso di valorizzare il territorio e rafforzare il nostro impegno verso la comunità - ha dichiarato il Presidente della Fondazione Carisal Domenico Credendino. Terzo appuntamento questa sera, venerdì 28, febbraio, alle ore 19:00, al Complesso di San Michele, a Salerno per il cartellone musicale, che farà da colonna sonora alla visione della "Presa di Cristo" del Caravaggio, realizzato da Fondazione Carisal, in collaborazione con i "Concerti d'Estate di Villa Guariglia", per la direzione tecnica di Olga Chieffi, nell'ambito della Mostra: "Caravaggio. La Presa di Cristo dalla Collezione Ruffo" ( 5 gennaio - 23 marzo 2025).
Di scena, in una serata, ispirata, all'istante del quadro che rappresenta un momento della Passione di Cristo, nonché alle due grandi scuole del barocco la romana con Arcangelo Corelli e quella napoletana con Alessandro Scarlatti, del quale celebreremo anche i trecento anni dalla morte, città che hanno salutato la più intensa e amata produzione di Caravaggio. Il nome di Arcangelo Corelli è legato indissolubilmente a quello di Roma. Nell'Urbe eterna il compositore e violinista di Fusignano, dopo essersi fatto le ossa come strumentista e primo violino, soprattutto nell'ensemble dell'ex-regina Cristina di Svezia, stabilitasi proprio a Roma, nel giro di pochi anni si fece un nome non solo nella città dei papi, ma anche in tutta Europa, come virtuoso del violino e, in seguito, grazie alle sei raccolte di opere, cinque dedicate al Trio e una ai Concerti grossi, al punto da essere accettato all'Accademia dell'Arcadia, la più prestigiosa società artistica e intellettuale del suo tempo, e da essere soprannominato il "nuovo Orfeo" e il "principe dei musicisti". In breve, Corelli, negli ultimi decenni del XVII secolo, fu il dominatore incontrastato della musica strumentale romana, figura assoluta che fece da punto di riferimento per allievi, seguaci e immancabili imitatori. Compositore prolifico, Alessandro Scarlatti è considerato tra i fondatori della Scuola Musicale Napoletana, essendone stato il rappresentante più illustre. Trasferitosi a Napoli nel 1683, fu compositore per il teatro del Palazzo Reale. La sua fama e il suo contributo significativo alla musica napoletana sono tali che hanno portato all'intitolazione della sala concerti del Conservatorio di San Pietro a Majella, come atto di riconoscimento della sua eredità culturale. La sua musica si caratterizza per una straordinaria inventiva melodica, una profonda espressività e una ricerca costante di nuove sonorità, che lo collocarono tra gli innovatori dell'epoca. Due capitali, due grandi figure, due scuole per "Viaggio intorno Caravaggio", affidato all'Ensemble Salerno Classica, composto da Sergio Martinoli e Shaady Mucciolo al violino, Francesco D'Arcangelo al violoncello e Marianna Meroni al cembalo, i quali ospiteranno il soprano Giulia Lepore e il contralto Cristina D'Alessandro, in questo evento realizzato dall'Associazione Gestione Musica di Francesco D'Arcangelo.
La serata principierà con la Follia di Arcangelo Corelli, una particolare versione della XII sonata dell'op.5. La Follia è un tema musicale nato nella penisola iberica tra i più antichi della musica europea e trova origine nei secoli XVI e XVII. Il primo autore noto che fa riferimento a questo tema risale alla metà del XVII secolo, ma il tema è certamente molto più antico. Alcuni testi teatrali del rinascimento portoghese, tra cui alcuni di Gil Vicente, menzionano la follia come danza ballata da pastori e contadini. L'origine portoghese sembrerebbe confermata dal trattato del 1577 De musica libri septem di Francisco de Salinas. La dodicesima sonata dell'op. 5 di Arcangelo Corelli è la "Follia" per antonomasia, servita come base per simili composizioni di Marais, Vivaldi, Reali, Geminiani ed altri. Era consuetudine terminare una raccolta con una serie di variazioni su di uno stesso basso (troveremo esempi posteriori anche in Vivaldi, Tessarini, Tartini etc.) e Corelli dispiega in effetti un'ampia gamma di idee, metri ed andamenti per illustrare al meglio l'antico e fiero tema iberico. Così ne racconta l'allievo Francesco Geminiani: "Non pretendo di esserne l'inventore: altri compositori, della più alta classe, si sono avventurati nello stesso tipo di viaggio; e nessuno con maggior successo che il celebrato Corelli, come si può vedere nella sua opera quinta, sull'Aria della Follia di Spagna [sic]. Io ho avuto il piacere di discorrere con lui su tale soggetto, e l'ho udito riconoscere quanta soddisfazione ebbe nel comporla, ed il valore che gli attribuiva" (F. Geminiani: "A Treatise of Good Taste in the Art of Musick", London 1749). Una gamma vastissima di varianti, ben ventitré è, invece, il tratto pregnante di questo brano della raccolta, la Follia, che identifica una peculiare struttura del basso. Uno schema armonico simile a quello dell'antico Passamezzo, reiterato, sostiene la serie di variazioni del tema d'apertura. La Follia potrebbe essere definita un emblema della varietas barocca, in quanto serie di eventi sul continuum ciclico del tempo, diviene anche una metafora della storia.
La seconda parte della serata, invece, sarà dedicata all'esecuzione dello Stabat Mater in Do minore di Alessandro Scarlatti, composto a Napoli nel 1723 o nel 1724 e il cui manoscritto è conservato nella Biblioteca del Conservatorio di musica "Luigi Cherubini" di Firenze. L'opera nasce dalla richiesta della Congregazione dei Cavalieri della Vergine dei Dolori per essere eseguito ogni anno, durante la Quaresima, nella chiesa di San Luigi annessa al palazzo reale. Questa ambientazione sarà poi sostituita da quella di Pergolesi del 1736, preferita dalla Confraternita forse perché meno complessa e più leggera. Alessandro Scarlatti compone il suo Stabat Mater per un organico modesto: due voci, soprano e contralto, due violini e basso continuo; le scarse risorse finanziarie della Confraternita non consentivano altro. La composizione, a differenza di una cantata in cui si alternano arie e recitativi, si basa su episodi solistici, duetti, e due brevi ariosi nel finale. Le prime quattro sezioni hanno un carattere aspro, tormentato, che mette in risalto il dolore della madre; l'ultimo episodio, "Quando corpus morietur", è il momento di pathos più alto determinato dal contrasto tra semplicità melodica e complessità delle dissonanze; l'Amen fugato conclusivo è l'unico Allegro della composizione.
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