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Omicidio Attanasio, Italia dice no a pena di morte per accusati e chiede ergastolo

Nel processo in corso a Kinshasa lo Stato italiano - parte civile e da tempo impegnato a livello internazionale contro le sentenze capitali - ha chiesto per gli imputati la condanna alla carcerazione in alternativa alla pena di morte

Inserito da (Redazione Nazionale), sabato 11 marzo 2023 19:34:10

di Norman di Lieto

No alla pena di morte per gli accusati dell'omicidio dell'ambasciatore Luca Attanasio: nel processo in corso a Kinshasa contro i sei accusati per la morte dell'ambasciatore, lo Stato italiano - parte civile e da tempo impegnato a livello internazionale contro le sentenze capitali - ha chiesto per gli imputati la condanna alla carcerazione in alternativa alla pena di morte.
La richiesta è stata notificata durante l'udienza di oggi dedicata all'arringa della difesa. Lo si è appreso dalla capitale della Repubblica democratica del Congo dove martedì scorso l'accusa del Tribunale militare aveva chiesto la pena capitale per i cinque congolesi alla sbarra e un sesto latitante.

"Siamo contro la pena di morte. Lo dicono la nostra Costituzione, il nostro senso civico, la nostra formazione cattolica. Sono gli stessi principi in cui si identificava nostro figlio. La pena capitale non potrà mai alleviare il dolore della nostra famiglia" afferma Salvatore Attanasio, padre del diplomatico ucciso insieme all'autista Mustapha Milambo e al carabiniere Vittorio Iacovacci in circostanze non ancora del tutto chiarite.

La Fondazione Mama Sofia, presieduta da Zakia Seddiki Attanasio ha firmato una petizione contro la pena di morte su Change.org:

"Ho accolto con grande preoccupazione la richiesta di condanna alla pena di morte per gli imputati, nel processo in corso a Kinshasa, per l'assassinio di Luca, Vittorio e Mustafa - dichiara Zakia Seddiki Attanasio. Luca era un uomo buono, mosso da profonde motivazioni umanitarie e di elevatissimi ideali. Luca era assolutamente contro la pena di morte. Ne avevamo parlato spesso e desidero testimoniarlo ora, di fronte a questa richiesta di condanna alla pena capitale. Chiedo al Ministero degli Affari Esteri, che era la sua casa, e all'Ambasciata d'Italia a Kinshasa, parte civile nel processo, di trasmettere a chi dovrà emettere il giudizio, questo nostro desiderio, questo nostro appello. Luca avrebbe voluto proprio questo. Attraverso l'associazione Mama Sofia, di cui sono presidente, ideata e fortemente voluta da Luca, intendo lanciare una raccolta di firme contro la pena di morte. Sono convinta - conclude Saddiki Attanasio- che sia il modo giusto di onorare la memoria di Luca e di promuovere quegli ideali di amore per l'umanità cui egli si é sempre ispirato.

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