Tu sei qui: SportParigi è sempre una buona idea per Rafa Nadal
Inserito da Manuela Nastri (Admin), lunedì 6 giugno 2022 17:21:33
di Manuela Nastri
The Wrestler è un film di Darren Aronofsky uscito nel 2008 e interpretato magistralmente da Mickey Rourke. È la storia di Randy "Ram" Robinson, un ex wrestler professionista costretto a esibirsi per i fan in palestre e scuole, vivendo da tempo della sua popolarità riflessa.
A ridosso del fallimento umano (un rapporto irrisolto con la figlia, una storia d'amore non decollata) e reduce da un infarto, Randy decide di tornare sul ring per sfidare un'ultima, e forse fatale, volta il suo storico avversario L'Ayatollah.
Sul finale, prima di iniziare il combattimento, Randy si rivolge al suo pubblico esprimendo la volontà di essere lì, la necessità del calore di quelle persone, il bisogno di continuare a fare ciò che ama: «Voglio solo dire a tutti voi che stasera sono particolarmente felice di essere qui. Molte persone mi hanno detto che non avrei più potuto combattere, ma non so fare altro. Se vivi sempre al massimo e spingi al massimo e bruci la candela dai due lati ne paghi il prezzo prima o poi. Sapete, nella vita si può perdere tutto ciò che si ama e tutti quelli che ci amano. Infatti non ci sento più come una volta, dimentico le cose, e non sono bello come un tempo. Però, maledizione, sono ancora qui, e sono "The Ram". È vero, il tempo è passato, il tempo è passato e hanno cominciato a dire "È finito, non ha futuro, è un perdente, non ce la fa più". Ma sapete che vi dico? Gli unici che potranno dirmi quando non sarò più all'altezza siete tutti voi. È per tutti voi, è per tutti voi che vale la pena di continuare a combattere perché siete la mia famiglia. Vi amo tutti! Grazie infinite».
L'ultimo frame è emblematico, Randy si tuffa a braccia aperte sul suo avversario mentre l'immagine si blocca inquadrando il soffitto. Quel lancio lo porterà alla deriva probabilmente, come l'auto di Thelma & Louise (1991; Ridley Scott), o forse alla conquista della felicità, come la corsa verso il mare di Antoine Doinel ne I400 colpi (1959; François Truffaut).
Quel fermimmagine ieri lo abbiamo visto durante la finale del Roland Garros quando Rafael Nadal, dopo aver messo a segno il match point contro Casper Ruud si è passato le mani sul volto in un'espressione che ha ricordato quella dello scorso gennaio, quando a Melbourne aveva vinto l'Australian Open, il suo ventunesimo slam.
Rafa Nadal, 36 anni, come Randy è un "lottatore", non sa smettere di fare ciò che ha sempre fatto, e si nutre dell'adrenalina che gli procura il rimbalzo di una pallina gialla. La vecchia gloria che tutti davano per finita a Madrid e Roma (tornei dove era uscito di scena infortunato) ha dimostrato ancora una volta che la "vittoria appartiene al più tenace", come recita la scritta presente nello stadio Philippe Chatrier. E nessuno è più tenace di Nadal perché ha giocato contemporaneamente due tornei: uno contro avversari visibili (sul campo) e l'altro contro quelli invisibili (i dolori al piede). Lo scorso aprile, a Roma, infatti, dichiarò alla stampa: «non sono infortunato, vivo con un infortunio», ieri ha spiegato di aver giocato grazie a infiltrazioni che hanno anestetizzato il nervo del piede, rendendolo insensibile. Il torneo parigino di Nadal è stato quindi insidiato da tante incertezze. Ogni partita sembrava iniziare con un punto interrogativo, ogni dichiarazione in conferenza stampa appariva come un messaggio criptico, ogni vittoria era un tassello in più per andare avanti e per realizzare il sogno a cui ogni tennista ambisce. E per la prima volta in quasi 20 anni Rafa, che a Parigi aveva vinto più di chiunque altro, non partiva da favorito.
Alfred Hitchcock diceva che la differenza tra la suspense e la sorpresa sta nelle informazioni fornite allo spettatore rispetto personaggi: se la bomba, che sta per scoppiare sotto al tavolo, è mostrata allo spettatore e non al personaggio ci sarà suspense viceversa se scoppierà senza essere vista sarà una sorpresa. E al Roland Garros questa bomba era lì per scoppiare.
Nadal in queste settimane ha giocato con le aspettative dei suoi fan, creando suspense sulle sue decisioni future e lasciando che la stampa interpretasse le sue dichiarazioni, arrivando però, spesso a conclusioni affrettate. Tutti si sono espressi, ognuno ha immaginato, non sono mancate le fake news (c'era chi addirittura sosteneva di avere visto la bomba sotto al tavolo), i fan si sono spaventati e fino al suo ultimo discorso si è temuto in un commiato. Ma quando si aspettava lo scoppio... colpo di scena, la miccia che stava per fare esplodere l'ordigno si è spenta. Rafa, il lottatore, il guerriero, la fenice che rinasce dalle sue ceneri, ha espresso ancora una volta il desiderio di continuare a tenere quella racchetta in mano. Rafa continuerà a combattere, finché sarà possibile, finché ne avrà la voglia, finché il suo piede glielo permetterà, nella speranza di trovare una cura definitiva.
«Parigi è sempre una buona idea» diceva Julia Ormond nel remake di Sabrina (1995; Sidney Pollack) e per Rafa, Parigi è sempre stata l'idea migliore.
Foto Copertina Copyright: ©Corinne Dubreuil / FFT
Foto interna Copyright : ©Cédric Lecocq / FFT
Fonte: RolandGarros.com
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