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22 novembre 1963: 60 anni fa l'assassinio di J. F. Kennedy

A Dallas il giovane presidente americano venne ucciso e crollò tra le braccia della moglie Jackie vestita di rosa: l'assassinio resta nella memoria collettiva

Inserito da (Redazione Nazionale), mercoledì 22 novembre 2023 11:57:51

di Norman di Lieto

60 anni dall'assassinio di John Fitgerald Kennedy, il presidente americano, democratico e da tutti conosciuto come Jfk.

Quelle immagini drammatiche provenienti da Dallas con lui seduto a bordo della limousine scoperta, 'convertible', con la moglie Jackie seduta accanto a lui che assiste all'esecuzione del marito, rimangono un ricordo indelebile a livello collettivo.

Un'ampia maggioranza di americani (e non solo americani) continua a credere che l'assassinio del presidente fu il frutto di un complotto.

Fu Lee Harvey Oswald a sparare da una finestra al sesto piano del Texas School Book Depository al passaggio dell'auto di Kennedy nella Dealey Plaza della città texana.

Quest'uomo agì da solo?

Sono le domande che, da 60 anni a questa parte, in molti si fanno.

E, in molti, credono al complotto con lo stesso Oswald che non agì da solo.

Solo due giorni dopo Oswald venne ucciso da Jack Ruby, proprietario di un nightclub, in diretta televisiva, approfittando del trasferimento di Oswald dal quartier generale della polizia di Dallas.

Troppe cose non tornano: non si tratta di complottismo ma con l'arrivo continuo di nuovi elementi, filmati e testimonianze, la versione ufficiale dell'uccisione di Jfk, non regge.

E diverse ricostruzioni smontano la tesi secondo la quale Oswald fu l'unico a sparare al presidente, per molti, scenario se non impossibile, quantomeno altamente improbabile.

La commissione Warren conclusE che Oswald sparò con un fucile Mannlicher-Carcano, un proiettile mancò il bersaglio e colpì un segnale stradale, il secondo colpì Kennedy vicino alla base posteriore del collo. La commissione concluse che lo stesso proiettile, che fu chiamato il 'magic bullet', poi colpì anche il governatore del Texas, John Connally, che era seduto di fronte al presidente, ferendolo in più parti del corpo. Un terzo proiettile colpì il presidente alla testa.

Insomma la domanda è sempre la stessa, chi ha veramente ucciso JfK?

Per chi volesse documentarsi sulla vicenda c'è un libro recente scritto da Paul Landis, 88enne ex agente dei servizi segreti che è uno degli ultimi testimoni diretti ancora in vita di quel 22 novembre di 60 anni fa.

"The Final Witness" questo il titolo del libro, racconta come fu lui a stare al fianco della first lady, con l'abito macchiato dal sangue del marito, perché Landis era un agente assegnato alla protezione della first lady, Landis scrive anche di aver notato due frammenti di proiettile in una pozza di sangue accanto a Jackie e poi un proiettile intatto in cima al sedile posteriore, dietro a dove era seduto il presidente quando i colpi finali lo fecero cadere indietro e sulla sinistra.

Quando la limousine presidenziale arrivò in ospedale e fu lasciata praticamente incontrollata, Landis ricorda di aver preso lui stesso il proiettile e di averlo portato nell'ospedale.

E proprio l'affermazione dell'esistenza di questo proiettile intatto - sottolinea oggi il Washington Post che dedica un lungo articolo al libro di Landis - è destinata a "gettare nuovi dubbi sulla narrativa ufficiale dell'assassinio di Kennedy".

Intanto nella famiglia la candidatura di Robert F. Kennedy Jr, omonimo del padre che venne ucciso tentando di conquistare la Casa Bianca, mette scompiglio e nella sfida tra l'attuale presidente e Donald Trump, i suoi seguaci (il 13% dell'elettorato secondo gli ultimi sondaggi) potrebbero fare la differenza in un'America polarizzata come mai dalla politica.

Ultimo erede di un clan per cui la politica é stata per decenni il mestiere di famiglia (sono rimasti solo Caroline, la figlia di Jfk, ambasciatrice in Australia, e il bisnipote Joe III, inviato speciale in Irlanda del Nord), Rfk Jr. turba il giorno della memoria a 60 anni da un assassinio ancora avvolto dal mistero.

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