Tu sei qui: Storia e StorieL'economia del limone nell'Ottocento: un rito 'familiare'.
Inserito da (admin), sabato 25 luglio 2015 18:29:28
L'economia del limone coinvolgeva molte generazioni di intere famiglie, proprio come questa famiglia di Villa Amena a Minori, le quali lavoravano nelle aziende di produzione, di commercializzazione ed esportazione del limone, tanto che il limone divenne un vero e proprio 'rito familiare'. Per la coltura, si utilizzava un falcetto detto ronc...ola o 'potaturo', seguito da uno più piccolo detto 'rungillo'. Dopo, i limoni venivano sistemati delicatamente in cassette di legno di cedro, le 'sporte', che nella maggior parte dei casi possedevano un rivestimento di sacco, la caratteristica 'bomboniera' o 'accoppatura', che aveva la funzione di preservare il frutto durante il trasporto. Il trasporto dai fondi agricoli a valle era una fase destinata eccezionalmente alle donne: era un'attività molto faticosa, in quanto avrebbero dovuto portare sulla nuca una 'sporta' che poteva pesare tra i 50-60 kg; per alleviare il peso, applicavano sulla nuca una specie di cuscino di spugna e stoffa, il 'ciuffo'. I limoni, giunti a valle, venivano selezionati singolarmente secondo calibro,dimensioni e qualità. Questa operazione richiedeva minuziosa scrupolosità, in quanto un minimo danneggiamento del frutto avrebbe potuto comprometterne la qualità: a tal proposito, veniva affidata alle mani delicate di donne e bambini, le quali quotidianamente dovevano obbligatoriamente avere tagliare le unghie e indossare guanti di cotone. Pronti per essere trasportati, i limoni venivano infine disposti in cassette di legno di pioppo, materiale che avrebbe contribuito alla stagionatura e alla conservazione del frutto stesso; i limoni sullo strato superiore venivano confezionati singolarmente in vivaci veline cartacee multicolore, che spesso ritraevano il logo della azienda produttrice: lo scopo di queste veline (che non solo ritraevano la sigla del produttore, ma anche personaggi della cultura campana) era attirare l'attenzione del cliente quando il prodotto veniva battuto alle aste nei mercati; visto che i limoni posti negli strati inferiori non venivano riposti nelle veline, la clientela avrebbe potuto pensare che soltanto quelli posti sulla superficie fossero di qualità superiore: per evitare tali episodi, sulla cassetta veniva spesso stampata una frase inglese che garantiva la qualità integrale e non parziale del contenuto. Le cassette sono pronte per poter essere trasportate dagli uomini sui battelli e i vaporetti diretti nelle più importanti mete commerciali d'Europa: per Londra erano destinate cassette contenenti circa 420 limoni di prima e di seconda scelta (da 19 a 22 centimetri di circonferenza) con un peso lordo di 105 kg.; per New York, invece, le casse sono da 300 frutti di prima, seconda e terza scelta di una circonferenza da 17 a 29 centimetri; altre casse contenenti limoni di prima qualità erano dirette verso Parigi, Liverpool e Bristol. Non bisogna dimenticare che prima di giungere nel mondo, i battelli trasportavano i nostri prodotti a Napoli: a Minori, sono rimaste nella storia i battelli Jolanda, Vittoria, Rachele e Fortuna (delle quali si serviva un certo Giuseppe 'o Casiere, esportatore ad ampio raggio) che salpavano abitudinariamente alle ore 20, per poter sfruttare il vento 'levantuolo' di Salerno, la 'tramontana' di Castellamare giungendo a Napoli ai primi chiarori dell'alba; al ritorno si sfruttava la 'tramontana' fino a Punta Campanella. (fotografia gentilmente concessa da Luigi Reale tratta dal videoclip 'Minori cento anni fa' realizzato nel 2012 a cura del CdA del Branco Popolo Libero del Gruppo Scout Minori I°)
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