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Giornalismo, Sigismondo Nastri: "Ai giovani consiglierei un altro mestiere"

Dopo la notizia di Google che con l'intelligenza artificiale ha presentato ai più importanti quotidiani americani, Genesis, in grado di scrivere news, abbiamo sentito il Direttore che di questo mestiere può raccontarci moltissimo

Inserito da (Redazione Nazionale), venerdì 21 luglio 2023 22:22:12

di Norman di Lieto

L'appuntamento tra me e il direttore Sigismondo Nastri è in tarda serata: giornalista ancora attivissimo anche con un suo blog (www.mondosigi.com), con i suoi post su Facebook che raccontano aneddoti sulla Costiera, sulla sua vita professionale e (ultimamente) sull'incapacità di molti di saper scrivere perfettamente in dialetto napoletano anche sui giornali che non ti aspetti, ponendosi come fiero baluardo in difesa di una lingua locale che va sempre salvaguardata senza mai abbassare la guardia.

Lui è alla vigilia del suo ritorno in Costa d'Amalfi a Maiori, dove spera ed è certo di trovare un clima più mite e soprattutto più ventilato di quello che lascia a Salerno dove vive.

88 anni compiuti lo scorso Aprile, Sigismondo Nastri è punto di riferimento in Costiera amalfitana per gli usi e i costumi del luogo, la cucina, gli avvenimenti che si sono succeduti e con gli innumerevoli protagonisti che sono giunti in visita nella Divina, in ordine sparso: da Salvatore Quasimodo a Gunnar Nordahl (giocatore svedese famoso per il trio Gre-No-Li: Gunnar Gren, Gunnar Nordahl appunto e Nils Liedholm), da Giovanni Leone a Francesco Cossiga, da Aldo Moro a Giulio Andreotti, da Giovanni Paolo II a Susanna Agnelli, da Diego Armando Maradona a Enzo Maiorca, da Pippo Baudo a Vittorio Sgarbi, da Isabella Rossellini a Barbara Bouchet, da Edwige Fenech a Luca Cordero di Montezemolo, da Claudia Mori a Ferruccio De Bortoli già direttore del Corriere della Sera cui raccontò di quando l'allora direttore del quotidiano milanese di Via Solferino, l'amalfitano Gaetano Afeltra volle un corrispondente da Amalfi che gli raccontasse le vicende che accadevano da quelle parti "Si faceva un capannello di persone davanti al telefono pubblico insieme al corrispondente che volevano salutare Gaetano Afeltra".

Direttore, è appena giunta notizia che Google grazie all'intelligenza artificiale ha presentato ai più importanti quotidiani americani, Genesis, nato per supportare i giornalisti nel loro lavoro. Che ne pensa di questa cosa?

"A me lo strumento in sé non dispiace, anzi. L'altro giorno Massimiliano D'Uva mi ha fatto vedere le grandi potenzialità dell'intelligenza artificiale, quello che non mi convince per i giornalisti e per lo stesso mestiere è che ormai il nostro compito si sia ridotto a riportare notizie davanti ad un desktop con le veline che arrivano.

Io mi ricordo che andavo e correvo ovunque per coprire una notizia, raccontarla, fare le foto: se trovavo un fotografo che mi aiutava, bene, altrimenti ci andavo da solo con la mia polaroid".

Forse prima il mestiere di giornalista ‘pretendeva' che si ‘consumassero le suole delle scarpe' andando direttamente sul luogo in cui era accaduto un fatto.

"Una volta le suole delle scarpe le sporcai addirittura di sangue, perché per andare in un luogo dove avvenne un incidente con una persona che disgraziatamente perse la vita, per fare le foto da mandare al giornale con la mia Polaroid, ci finii letteralmente dentro".

Non trova direttore che il mestiere di giornalista sia profondamente in crisi?

"Se dovessi consigliarlo ad un giovane gli direi di evitare: il mestiere è cambiato molto, non c'è spazio oggi.

Ma chi è che va a comprare il giornale oggi? Magari per leggere una notizia che già hai letto diverse volte online. Forse leggi ancora il cartaceo per i commenti ma non per leggere notizie che sono già ‘vecchie'.

Quando lo facevo io era un'altra epoca: la notizia che accadeva, poi magari la ritrovavi sul giornale anche 3-4 giorni dopo; a meno che tu reputassi che fosse importante e allora chiamavi in redazione - con telefonata a carico loro - per dare una notizia con urgenza.

Se non c'era urgenza la mandavi 'fuori sacco', si diceva così.

Capitava magari che ti arrivasse un telegramma dal giornale che ti chiedeva di partecipare ad una manifestazione per mandare poi alla redazione ‘una colonna e mezzo' tu andavi alla cabina telefonica e gli dettavi questa famosa ‘colonna e mezzo' sull'evento che ti avevano chiesto di seguire.

Io sono stato corrispondente del quotidiano: "Il Tempo" di Roma che aveva all'epoca Renato Angelillo come direttore e che aveva le pagine provinciali e quindi collaboravo a queste pagine e il mio caposervizio di riferimento sai chi era?"

No.

"Gianni Letta. Fino a qualche anno fa ci sentivamo ancora. Sono stato corrispondente di un giornale che si chiamava: "Il quotidiano" che era praticamente il predecessore dell'Avvenire perché era di matrice cattolica e avevo come caporedattore in Campania, Saverio Barbato che è stato presidente dell'Ordine nazionale dei Giornalisti e ho collaborato anche con ‘Momento sera' che era un quotidiano romano che usciva di pomeriggio".

La professione del giornalista sta andando verso una nuova modalità: come vede il futuro del giornalismo, Direttore?

"Io non lo so che futuro avrà il giornalismo, questo è il problema: pensa solo che negli anni Sessanta il Corriere aveva il corrispondente da Amalfi. Ti rendi conto? Oggi sarebbe impossibile. Era un altro mondo: ricordo che questo fatto lo raccontai proprio qui ad Amalfi quando venne Ferruccio De Bortoli".

Poi Sigismondo ricorda una sliding door della sua vita, la scelta di non lasciare la Costiera per andare a Milano, chiamato proprio da Gaetano Afeltra.

"Nel 1953 ebbi questa opportunità: Afeltra, cui ero legato sin da bambino, mi disse che mi avrebbe trovato una base di lavoro a Milano in modo che nel tempo libero potevo cominciare a fare un pò di manovalanza al giornale e poi, pian piano, mi avrebbero fatto entrare. Mi trovò anche un posto da istitutore in un Collegio per poi nel tempo libero dedicarmi al giornale come mi aveva detto.

Però nel ‘53 andare a Milano non era come oggi: ci voleva una giornata intera e già io andai controvoglia fino a Salerno per fare l'esame di maturità. Insomma, non ebbi il coraggio di andarci a Milano. Chissà che sarebbe successo...".

Sigismondo Nastri è rimasto in Costiera dove, tutt'oggi, è un punto di riferimento imprescindibile per i suoi abitanti e per tutto il territorio.

Che si è persa invece Milano.

Quello che dispiace è pensare che per i giovani ci siano poche chance di ripercorrere certi percorsi di vita e professionali.

Ma la speranza è sempre l'ultima a morire.

 

Fonte foto: Sigismondo Nastri

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