Tu sei qui: AttualitàTreccani 2023, femminicidio è la parola dell'anno
Inserito da (Redazione Nazionale), venerdì 29 dicembre 2023 21:30:56
di Norman di Lieto
Se la Treccani per questo 2023 ha scelto come parola dell'anno: "Femminicidio" c'è di che preoccuparsi: forse non lo abbiamo ancora fatto abbastanza, o compiutamente considerando come proprio nel 2023, 118 donne sono state vittime proprio di femminicidio.
Sono i dati del Dipartimento della Pubblica sicurezza - Direzione centrale della Polizia criminale sugli omicidi volontari e violenza di genere.
Treccani ha scelto questo drammatico sostantivo: questa scelta significa come siamo (anche) chiamati ad aggiornare il nostro vocabolario ed usarlo come fotografia dei grandi mutamenti sociali che stiamo vivendo in Italia.
Secondo Valeria Della Valle, direttrice scientifica, insieme a Giuseppe Patota, del Vocabolario Treccani, spiega come il termine Femminicidio abbia fatto la sua comparsa nella nostra lingua solo nel 2001 ed è stata registrata nei Neologismi Treccani nel 2008:
"Uccisione diretta o provocata, eliminazione fisica di una donna in quanto tale, espressione di una cultura plurisecolare maschilista e patriarcale che, penetrata nel senso comune anche attraverso la lingua, ha impresso sulla concezione della donna il marchio di una presunta, e sempre infondata, inferiorità e subordinazione rispetto all'uomo".
Per la Treccani, la scelta di questa parola come simbolo dell'anno 2023:
"Rientra nell'ambito della campagna di comunicazione #leparolevalgono, volta a promuovere un uso corretto e consapevole della lingua" ed evidenzia l'urgenza di
"porre l'attenzione sul fenomeno della violenza di genere, per stimolare la riflessione e promuovere un dibattito costruttivo intorno a un tema che è prima di tutto culturale: un'operazione pensata non solo per comprendere il mondo e la società che ci circondano, ma anche per contribuire a responsabilizzare e sensibilizzare ulteriormente lettori e lettrici su una tematica che inevitabilmente si è posizionata al centro dell'attualità.
"Come Osservatorio della lingua italiana - sottolinea Della Valle - non ci occupiamo della ricorrenza e della frequenza d'uso della parola femminicidio in termini quantitativi, ma della sua rilevanza dal punto di vista socioculturale: quanto è presente nell'uso comune, in che misura ricorre nella stampa e nella saggistica? Purtroppo, nel 2023 la sua presenza si è fatta più rilevante, fino a configurarsi come una sorta di campanello d'allarme che segnala, sul piano linguistico, l'intensità della discriminazione di genere".
Oggi è stata una giornata importante anche per i funerali che si sono celebrati di Vanessa, vittima di femminicidio sempre in Veneto, come Giulia Cecchettin.
Vanessa Ballan, la 26enne, incinta del secondo figlio, massacrata il 19 dicembre da Bujar Fardaj, un 41enne kosovaro con cui aveva avuto una breve relazione nel 2021 e che aveva denunciato per stalking.
La famiglia aveva chiesto che l'ultimo addio alla giovane avvenisse con una cerimonia sobria, lontano dalle telecamere. Un desiderio rispettato.
Il governatore del Veneto Luca Zaia che aveva indetto per oggi una giornata di lutto regionale, ha dichiarato:
"E' la seconda volta che vengo nel duomo di Castelfranco per un funerale: la prima volta fu per Iole Tassitani, un altro femminicidio, rapita e uccisa nel 2007.
Penso che si debbano inasprire ancora di più le pene, perché pensare che si possa addirittura prendere 10, 20, 30 anni di condanna e non restare in carcere a vita è grave".
Il vescovo di Treviso Michele Tomasi nell'omelia ha voluto porre l'accento sulla piaga del sangue che continua ad essere versato dalle donne.
Ha chiesto:
"Il silenzio dai clamori e dalle curiosità. Il silenzio della memoria e delle emozioni più negative.
Silenzio della preghiera che invoca la consolazione delle vittime e la conversione dei violenti. Non certo il silenzio della ricerca della giustizia - ha sottolineato - e nemmeno il silenzio nell'impegno per una civiltà che rifiuti nelle parole, negli atti e nei fatti la violenza sulle donne, e che superi finalmente la follia di voler possedere una persona, o di volerne determinare con la violenza le scelte e le decisioni".
Foto: pagina FB Non Una di Meno
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