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Sentiero dei Limoni, il borgo che rinasce e progetta il ritorno dei giovani grazie all'agricoltura d'accoglienza

Michele Ruocco, ex bancario in pensione e Deus ex machina dialoga con Norman di Lieto e parla del progetto che mira all'economia relazionale ed emozionale: turisti e contadini due poli opposti che volutamente si attraggono

Inserito da (Redazione Nazionale), mercoledì 12 aprile 2023 15:17:49

di Norman di Lieto

 

Ciò che ti colpisce di Michele Ruocco quando lo incontri è l'energia e la passione che mette in quello che ha fatto, che ancora sta facendo, senza dimenticare però i progetti che già ha in mente di portare - anche questi - a termine.

È un bancario in pensione che si illumina letteralmente quando racconta il Sentiero dei Limoni, un percorso incantevole e suggestivo, declamato ormai da tutti ed è proprio questo uno dei principali meriti di Ruocco: ha fatto accadere quello che scriveva Oscar Wilde ne ‘Il ritratto di Dorian Gray' con quel ‘nel bene e nel male, purché se ne parli'.

E del Sentiero dei Limoni, se ne parla eccome.

Provate a fare una ricerca su qualsiasi motore di ricerca, digitando la ‘magica parolina' e la risposta vien da sé.

 

Media nazionali ed internazionali, influencer e youtuber raccontano il Sentiero dei Limoni

 

Qui ci sono passati (quasi) tutti: media nazionali, internazionali, blogger, youtuber, tiktoker per raccontare la volontà di rianimare un borgo che sembrava destinato se non a scomparire, quantomeno ad un triste oblio.

"Siamo stati io ed Alfonso Bottone a stimolare il dibattito sul borgo di Torre, quando ancora nessuno lo faceva".

Ed eccoci qui, forse, essendo io originario di Minori, mi dovrebbe venire più facile raccontare quello che è stato fatto in questo borgo nel corso degli anni: no, non è così.

Occorre scindere il dovere del cronista dalla stessa persona i cui ricordi di bambino pervadono il cuore e l'anima.

Se ripenso a quegli itinerari percorsi sin dall'infanzia nelle tante estati trascorse a Minori, in quella che ancora non veniva definita - come viene fatto ora dai più - come il classico dei ricongiungimenti familiari mi pare ancora di respirare a pieni polmoni il profumo della felicità.

 

La costiera e il turismo puntano (anche) alla destagionalizzazione

 

Eppure oggi ci accoglie una Minori, completamente diversa, rispetto anche solo ad una ventina di anni fa, qui c'è tutto il sapore di un turismo che trova dei picchi - com'è ovvio ed a volte quasi ingestibili - nei periodi di alta stagione, ma che ha saputo accogliere turisti nel corso dell'anno puntando forte sulla destagionalizzazione.

Se qualcuno obietta - forse a ragione - che di strada da fare ce n'è ancora molta - va anche detto - a onor del vero - che il cammino intrapreso sin qui fa ben sperare.

L'ho pensato proprio quando giunto in Costiera a metà gennaio di quest'anno mi sono ritrovato seppur in un periodo più freddo, meno soleggiato e con le giornate decisamente più corte, davanti a turisti stranieri intenti a godersi il lungomare e le delizie che la Costiera - a 360 gradi - offre a chi sa - non solo visitarla - ma anche accoglierla nelle sue bellezze.

Ogni qualvolta - anche nel mio passato lavoro in una multinazionale del lusso - vedevo e discorrevo con clienti entusiasti della Costiera amalfitana di cui, spesso, decantavano solamente mare, sole e cibo senza conoscerne anche la natura contadina fatta di fatica e sacrificio, rimanevo perplesso.

 

La Costiera amalfitana è una grande storia contadina: le macere e il Patrimonio Unesco

 

La costiera amalfitana è anche una grande storia contadina come quella vissuta dai miei nonni e da quella generazione che avevano strappato alla montagna con forza ed abnegazione pezzi di terra da coltivare.

"Il paesaggio della Costiera amalfitana è stato modellato dall'uomo non con la sola costruzione di edifici di pregevole valore artistico, ma soprattutto tramite la realizzazione dei terrazzamenti per cercare di aumentare la superficie coltivabile. Il terreno dei terrazzamenti è mantenuto da mura di contenimento (macere) realizzate con la tecnica "a secco" senza uso di cemento che richiede notevole abilità nel taglio delle pietre, nella posa e nel calcolo delle pendenze".

Così viene definita da Unesco - di cui la Costiera amalfitana è degna rappresentante e custode al suo interno di patrimonio universale - l'arte delle macerine.

"Qui durante le alluvioni e non solo, nulla si è mosso. Le macerine sono rimaste così come erano state pensate e realizzate" mi racconta Ruocco.

Un patrimonio quello delle macere che anche la Regione Campania ha deciso di tutelare e salvaguardare, finanziando con un bando ad hoc presentato la scorsa primavera a Cetara dall'assessore all'agricoltura regionale, Nicola Caputo.

"La conservazione di queste macere antiche sono di 150 anni, questa è una tecnica antichissima: qui c'è tutta l'abilità dei nostri contadini" ci dice Michele Ruocco mostrandoci una parete fatta a regola d'arte proprio con la tecnica delle macere.

Avendo avuto la fortuna di avere nonni - sia materni che paterni - di origine contadina, ricordavo come la Costiera fosse anche e soprattutto, agricoltura, il cui core business, è rappresentato dal suo oro giallo: i limoni.

Mio nonno Alfonso, papà di mio padre, gestiva da solo, pur essendo uomo minuto e fragile in quanto invalido di guerra, un giardino di limoni immenso.

E lo faceva con grande maestria.

 

Non solo mare, sole e cibo: l'agricoltura come attrazione turistica

 

Questo andrebbe raccontato ai turisti, provare ad avvicinare i turisti anche al settore primario.

"È proprio quello che facciamo" mi rincuora Michele Ruocco.

Come si fa ad accogliere un turista ‘tradizionale' attratto più dal sole, dal mare e dal cibo fin quassù?

"Il successo del sentiero dei limoni a Torre - diversamente da altri luoghi dove la sentieristica è vista come un semplice accesso al territorio - sta nell'aver creato economia sul territorio, grazie ad una sorta di ‘studio di fattibilità' preventivo".

 

E che cosa starebbe a significare questo?

 

In altri posti passavano gli amanti del trekking, ma senza contribuire all'economia del territorio.

Qui a Torre, invece, abbiamo sempre parlato di agricoltura di accoglienza, qui si è creato quello che si chiama tecnicamente una condivisione economica gestionale.

Significa che il contadino e l'operatore del territorio si sentono parte di un progetto di comunicazione e contribuiscono alla realizzazione dello stesso divenendo essi stessi protagonisti nell'accoglienza del turista.

 

In effetti, ciò che mi viene da pensare è che se vuoi visitare Torre, devi andare a cercarla, devi essere un turista dinamico che non si ferma in spiaggia, per intenderci, sul lungomare o poco più in là.

Ma quale era la realtà di Torre e dei suoi abitanti?

Si trattava di cittadini che vivevano in un minuscolo borgo dentro Minori, a sua volta piccolo borgo della Costiera amalfitana. Si viveva in un microcosmo, paradossalmente, slegato dal paese stesso.

 

"Avevamo una situazione in cui il villaggio si era totalmente spopolato, erano rimaste 5 famiglie, il fatto che la sentieristica potesse essere vincente, era ancora solo una mera intuizione.

Abbiamo immaginato che fosse vincente l'idea di far accogliere il turista direttamente dal contadino che ti apre il proprio giardino, ti parla e condivide con te la sua esperienza quotidiana all'interno di un terrazzamento di limoni.

Così i turisti, una volta entrati nel giardino, possono fare anche le fotografie ai limoni, possono comprare quei limoni, farlo direttamente dal contadino che gli ha aperto le porte del proprio giardino.

La tecnica vincente utilizzata non è il contadino che vende, bensì lui che ti accoglie: 9 volte su 10 i turisti comprano i limoni, limoni che hanno fotografato, postato: una moderna tecnica di economia di accoglienza. Chiamiamola così: ‘emotional economy - relational economy'.

 

Il turista e il contadino, i due poli opposti che si attraggono

 

C'è da sottolineare - come detto - che alcuni luoghi sono ameni e difficili da raggiungere in Costiera.

Questa particolarità di poter percorrere strade e sentieri alternativi per visitare i luoghi più nascosti tramite l'utilizzo di scalini per poi godere durante il tragitto di viste mozzafiato lungo il percorso, affascina molti turisti e non solo gli appassionati di trekking.

 

Qui a Torre è rimasto tutto intatto con i contadini che hanno lasciato che i limoni fossero coltivati nel vecchio modo, quindi utilizzando la tecnica tradizionale della coltivazione dei limoni a maturazione sulla pianta: con la tecnica dell'innesto, con la tecnica dei rami che vengono piegati.

Tutte queste tecniche sono rimaste patrimonio di questo territorio, consentendoci di avere un prodotto di eccellenza.

Certamente se i contadini non avessero avuto questa lungimiranza, questa testardaggine di conservare questi limoni, noi oggi avremmo tutti limoni piccoli, di altre qualità, che non hanno questa caratteristica.

Se pensi che il nostro limone che matura dopo 12-13 mesi è dolciastro, perché è un limone che viene raccolto a 12-13 mesi.

Altrove - per esigenze produttive - viene raccolto verde: viene fatto maturare artificialmente e viene immesso sul mercato, perché la tecnica qual è?

Produciamo tanto perché la grande distribuzione vuole tutti questi limoni piccoli.

 

Ricordo quando ero piccolo, limoni grandissimi, peculiarità della Costiera che però sembravano di nicchia e non granchè appetibili per il mercato:

 

"Io ricordo invece negli anni 88/89, quando mia madre e i contadini piangevano, perchè i limoni grandi non erano richiesti, oggi vogliono tutti i limoni grandi con le bucce a 13 mesi: le bucce sono dolciastre e noi le possiamo usare per fare le scorzette, per fare i liquori, per fare le caramelle al limone.

La cosa che si faceva già nel IV secolo d.C. lo studio che è stato fatto come pro loco al centro di storia e cultura amalfitana ha evidenziato come anticamente venisse utilizzata questa tecnica. Qui a Torre, ognuno si sente parte di un progetto di comunicazione, ma, diceva mia madre: "Metti insieme affetto, sentimento, passione e interessi".

In questo modo promuoviamo il territorio, i nostri prodotti e facciamo spettacolo: con il chioschetto che ti prepara la limonata, con il contadino che ti accoglie e ti racconta il giardino facendoti vivere un'esperienza unica, con l'agriturismo, con il bed and breakfast e soprattutto conservando - da un punto di vista antropologico - la cultura dell'accoglienza.

I minoresi, i torresi, rimanendo isolati hanno acquisito nel tempo quella che è la cultura dell'accoglienza, le porte aperte per accogliere le persone, e questo ci è servito oggi in quella che si chiama, appunto, l'agricoltura d'accoglienza".

Borghi che rinascono sotto il segno dell'agricoltura d'accoglienza

 

Torniamo alle 5 famiglie che erano rimaste, quanti erano prima?

 

Noi eravamo 150-160 persone che vivevano a Torre, pochissimi.

Avevo un sogno: ascoltare nuovamente il vociare dei bambini. E ci siamo riusciti: adesso qui sono rientrati a vivere tanti ragazzi e sono tornati a lavorare nell'agricoltura d'accoglienza: quindi stanno recuperando i giardini.

Non solo, ci sono ragazzi che portano i muli lungo le vie tortuose per trasportare limoni e non solo.

 

Mentre discorriamo, un gruppo di una decina di ragazzi stranieri studia la mappa nel sagrato della Chiesa per capire come muoversi e che cosa vedere a Torre lungo il Sentiero dei Limoni.

L'anno scorso sempre qui, ai primi di giugno, diverse comitive internazionali entravano nei giardini, accolte dagli stessi contadini: "prego accomodatevi, ecco l'acqua e limone...".

Quindi per dirla come piace a Ruocco: "emotional economy, relational economy", alla fine i turisti chiedono di poter comprare i limoni del giardino che stanno visitando.

 

"E il contadino propone ai turisti di raccoglierli insieme, facendosi una foto, mangiando un limone al fresco, sotto la stessa pianta dove hai appena raccolto i tuoi limoni.

Il contadino vende un'emozione ed una esperienza.

L'economia relazionale crea positività, è una cosa bellissima".

 

Michele raccontami di questi giovani che si stanno realizzando professionalmente come imprenditori agricoli?

 

Ultimamente qui sono nati 5 bambini e altri 3 sono in arrivo: significa che uno dei miei sogni, il popolamento del territorio si sta realizzando.

A Torre nella piattaforma comunicativa ci guadagnano tutti: le guide, gli operatori del territorio, tutta la comunità.

 

La difesa della fragilità di un territorio passa anche attraverso la sostenibilità turistica

 

Il Sentiero dei Limoni è una bellissima passeggiata che attraversa la Costiera Amalfitana, in provincia di Salerno, in cui si possono ammirare i terrazzamenti di limoni che si estendono lungo le pendici della collina.

In passato, i borghi della Costiera Amalfitana si sostentavano principalmente grazie alla coltivazione dei limoni, che venivano esportati in tutta Europa. Con il passare degli anni, tuttavia, la coltivazione dei limoni è diminuita e molti borghi sono caduti in rovina.

Per questo la storia di Torre, per certi versi raccontata da Ruocco, è esemplare.

Negli ultimi decenni, tuttavia, c'è stato un grande interesse per il recupero e la valorizzazione della tradizione e della cultura locale, compresa la coltivazione dei limoni. Grazie a questo nuovo interesse, molti borghi sono stati riportati in vita e si stanno sviluppando progetti di turismo sostenibile e di valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale della zona.

Il Sentiero dei Limoni rappresenta un esempio di come la valorizzazione del patrimonio locale e della tradizione possa contribuire alla rinascita di un borgo. La passeggiata permette ai turisti di scoprire la bellezza della zona e di conoscere da vicino la coltivazione dei limoni, contribuendo così alla promozione del territorio e alla crescita economica della comunità locale.

L'ambiente è un tema centrale per la Costiera Amalfitana, un territorio caratterizzato dalla bellezza paesaggistica e dalla ricchezza del patrimonio naturalistico e culturale. Ma è un territorio assai fragile, per questo, la sostenibilità rappresenta quindi un valore fondamentale per la comunità locale, che cerca di conciliare lo sviluppo economico con la salvaguardia del territorio e delle sue risorse.

 

I contadini della Costiera amalfitana, le generazioni d'altri tempi e il ricambio generazionale: Zio Tonino con sua moglie Maria e la storia di Giovanni

 

La coltivazione dei limoni rappresenta un esempio di agricoltura sostenibile, poiché viene praticata in modo tradizionale, con tecniche che rispettano l'ambiente e la biodiversità locale.

Negli ultimi anni, grazie alla crescita dell'interesse per la sostenibilità ambientale e il turismo responsabile, sempre più giovani si stanno avvicinando alla coltivazione dei limoni e alle altre attività agricole tradizionali. Questi giovani rappresentano una risorsa preziosa per la comunità locale, poiché portano nuove idee e competenze, e allo stesso tempo imparano dalle generazioni precedenti la conoscenza e la passione per la terra e la natura.

Ed è questo che abbiamo visto con Michele Ruocco che ci ha condotto prima da zio Tonino e da sua moglie Maria, generazione virtuosa di contadini che ha saputo trarre ricchezza dai limoni attraversando anche periodi bui di situazioni economiche meno redditizie di oggi con le generazioni che li ha succeduti, come gli stessi figli, preferire - giustamente - fare altro.

Oggi, però, sembra che si vada verso una vera controtendenza e dopo aver bevuto un caffè dagli zii che con i loro ricordi e i loro occhi lucidi emozionati ed orgogliosi hanno condiviso la loro esperienza di vita, accogliendoti in casa per mostrarti come - una volta - la fatica era l'unico modo per sopravvivere prima, per vivere degnamente poi.

Ci hanno parlato anche dei figli laureati e realizzati professionalmente e di un ponte che ai tempi non si è ricongiunto.

Ma un giovane che ha deciso di seguire le orme paterne, trentenne e neo papà, Giovanni, lo troviamo poco dopo: al calar della sera col tramonto che sta per sopraggiungere mi dice - illuminandosi - che stava per concludere le ultime attività quotidiane all'interno del giardino per poi recarsi in ospedale dalla moglie che aveva appena partorito il loro primo figlio.

"Il giardino va curato tutti i giorni, ora ho finito e posso andare in ospedale ad abbracciare mia moglie e mio figlio".

 

Mi commuovo, lo saluto e vedo un altro giovane in sella ad un mulo che sale scalinate ripide per raggiungere chissà quale luogo e dopo aver trasportato chissà che cosa, ora sia lui che il suo mulo sembrano passeggiare con fare rilassato, godendosi la fine della giornata.

Un'immagine straordinaria che porterò nel cuore per molto, se non per sempre.

 

Se il futuro fosse un ritorno al passato: i giovani che riconquistano i terrazzamenti di limoni abbandonati

 

Il lavoro nei limoneti richiede impegno e dedizione, ma rappresenta anche una grande soddisfazione personale, poiché permette di lavorare a contatto con la natura e di contribuire alla conservazione di una tradizione millenaria.

Il ritorno dei giovani alla coltivazione dei limoni e alla vita in campagna rappresenta una speranza per il futuro della comunità locale, poiché permette di contrastare lo spopolamento dei borghi e di mantenere vive le tradizioni e la cultura locale. L'agricoltura, così, può tornare a rappresentare una fonte di reddito per le famiglie, grazie alla vendita dei prodotti locali e al turismo rurale.

Il lavoro nei limoneti richiede una conoscenza approfondita del territorio e delle tecniche di coltivazione, ma anche la capacità di adattarsi ai cambiamenti e di innovare. Per questo motivo, l'incontro tra i giovani e i vecchi contadini rappresenta un'opportunità per scambiarsi conoscenze e competenze, e per sviluppare nuovi progetti che siano sostenibili dal punto di vista ambientale ed economico.

Da zio Tonino a Giovanni quel ponte ideale è stato ricostruito.

 

Un ponte - non solo ideale - verso il futuro

 

In questo senso, è importante promuovere la formazione e l'informazione sui temi dell'agricoltura sostenibile e della tutela ambientale, per incentivare sempre più giovani a dedicarsi a questo settore.

Sostenendo altresì la valorizzazione dei prodotti locali e delle tradizioni culturali, anche attraverso la promozione del turismo rurale e la creazione di reti di collaborazione tra i produttori locali, la ricchezza può tornare ad arrivare anche dal settore primario e non solo dal terziario.

Il tema della coltivazione dei limoni in Costiera Amalfitana rappresenta un esempio di come l'agricoltura sostenibile e la tutela ambientale possano essere conciliate con lo sviluppo economico e la valorizzazione del patrimonio culturale locale. Grazie alla passione e alla dedizione dei vecchi contadini e dei giovani che tornano alla terra, si sta assistendo ad una rinascita dei borghi e delle tradizioni locali, che contribuisce alla salvaguardia del territorio e alla promozione del turismo responsabile.

Risulta necessario continuare ad investire in formazione, ricerca e innovazione per migliorare le tecniche di coltivazione e di valorizzazione dei prodotti locali, per promuovere la sostenibilità ambientale e la tutela del patrimonio culturale e paesaggistico.

Sensibilizzare l'opinione pubblica e i turisti sulla bellezza e sulla fragilità del territorio, promuovendo un turismo responsabile che valorizzi le attività locali e rispetti l'ambiente e le comunità locali.

Solo attraverso un impegno condiviso e sostenuto da tutti si potrà garantire un futuro sostenibile per la Costiera Amalfitana e per il nostro pianeta.

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